Bilancio di sostenibilità PMI: l’obbligo si avvicina, le prime iniziative

Bilancio di sostenibilità PMI: l’obbligo si avvicina, le prime iniziative

Oggi anche le PMI sanno cos’è il bilancio di sostenibilità. Con l’avvicinarsi della data in cui questo documento di rendicontazione diventerà obbligatorio, però, iniziano ad essere organizzate iniziative territoriali volte a guidare le piccole e medie imprese tra le difficoltà che la redazione di questo report comporta.

Bilancio di sostenibilità PMI: le date

Il bilancio di sostenibilità sarà obbligatorio per le PMI come oggi lo è per le aziende più grandi. In questo senso, c’è un cronoprogramma (sempre soggetto a possibili rimaneggiamenti) che offre una panoramica abbastanza chiara di cosa accadrà:

  • 2025: il bilancio di sostenibilità diviene obbligatorio per le imprese con più di 250 dipendenti.
  • 2026: il bilancio di sostenibilità diviene obbligatorio per le PMI quotate;
  • 2028: l’obbligo del bilancio di sostenibilità verrà esteso ulteriormente.

Insomma, è chiaro che per le PMI il bilancio di sostenibilità diventerà necessario tra il 2026 e il 2028. Del resto, il trend globale in questo senso è estremamente chiaro: cresce la sensibilità ambientale, crescono gli investimenti ESG, aumenta l’attenzione al tema della sostenibilità del mondo dell’impresa.

Bilancio di sostenibilità PMI: le difficoltà

Le difficoltà che le PMI incontrano nella redazione del bilancio di sostenibilità sono numerose e possono rappresentare un ostacolo significativo per molte piccole e medie imprese. Una delle principali difficoltà è la mancanza (o carenza) di risorse interne dedicate, poiché molte PMI non dispongono di team o competenze specifiche in ambito ESG (che invece è quasi ovvio trovare nelle grandi realtà imprenditoriali). Questo rende complesso raccogliere, analizzare e presentare i dati necessari in modo chiaro e conforme agli standard richiesti.

Inoltre, le PMI spesso si trovano a dover affrontare un’inadeguata conoscenza dei framework normativi e delle best practices internazionali, come gli standard GRI (Global Reporting Initiative) o quelli previsti dalla EU Non-Financial Reporting Directive. La difficoltà di orientarsi tra le diverse normative e di adattare i propri processi aziendali a queste nuove esigenze è un altro ostacolo significativo all’attuazione del bilancio di sostenibilità obbligatorio.

Anche la disponibilità di dati può risultare problematica. Le PMI tendono a non avere sistemi informativi avanzati per raccogliere e monitorare dati ambientali, sociali ed economici in modo continuativo e dettagliato. Ciò può portare a una redazione del bilancio di sostenibilità parziale o imprecisa, limitando il valore di tale documento per l’impresa e per gli stakeholder.

Bilancio di sostenibilità PMI: le prime iniziative

Proprio per far fronte a queste criticità, alcune realtà territoriali si stanno già organizzando per quella che sarà l’introduzione del bilancio di sostenibilità nelle PMI. Pochi giorni fa, per esempio, Unioncamere Piemonte e la Camera di Commercio di Torino hanno dato il via al progetto “Accompagnamento al Reporting di sostenibilità”. L’obiettivo è proprio guidare ed istruire le piccole e medie imprese del territorio rispetto alla redazione e pubblicazione del bilancio di sostenibilità.

Transizione ESG e PMI: i dati allarmanti (e qualche soluzione)

Transizione ESG e PMI: i dati allarmanti (e qualche soluzione)

La transizione green è considerato uno dei principali vettori di sviluppo economico del prossimo futuro. Questo, unitamente alla diffusa sensibilità riguardo la sostenibilità sociale del fare impresa, ha spinto in avanti il mondo degli investimenti ESG e, più in generale, ha aumentato esponenzialmente lo stanziamento di risorse economiche in questo settore.

Ma a che stiamo in Italia con la transizione ESG? Come si stanno comportando le imprese rispetto alla sfida rappresentata da questo nuovo modo di concepire lo sviluppo economico? E soprattutto, almeno per quanto ci riguarda, come si integra tutto ciò con il mondo dei finanziamenti a fondo perduto per la sostenibilità ambientale e sociale delle imprese?

Transizione ESG e PMI: i dati della ricerca

Nelle scorse settimane, Il Sole24Ore ha ripreso in un interessante articolo un rapporto presentato da Wyser, che fa parte di Gi Group Holding. All’interno di questa ricerca si evidenziano le differenze tra PMI e Grandi Imprese nelle azioni adottate e nelle soluzioni implementate, andando a delineare una transizione che procede a due velocità.

Transizione ESG e PMI, infatti, faticano a integrarsi senza frizioni. Ciò accade perché le Piccole e Medie Imprese incontrano enormi difficoltà nell’investire sulla sostenibilità. Le principali difficoltà nel percorso verso la sostenibilità, si legge nella ricerca, riguardano le spese da sostenere per la transizione (indicato dal 61% del campione) e la carenza di risorse finanziarie per affrontarli (indicato dal 41%).

Insomma, le PMI vorrebbero investire nella Transizione ESG, ma spessissimo non hanno le risorse economiche per coprire le spese. Discorso molto diverso quello che riguarda le Grandi Imprese, che nel 58% dei casi non hanno alcuna difficoltà nel creare team dedicati alla gestione ESG centralizzata (percentuale che scende al 25% per le PMI).

Transizione ESG e PMI: ma è davvero così importante?

Anche qui, ci viene in aiuto la ricerca ripubblicata dal Sole: dai 300 decision makers italiani intervistati (parliamo, per essere chiari, di C-Level manager, dirigenti e proprietari d’impresa), ben il 78% ritiene che la transizione verso la sostenibilità, guidata dai principi ESG, avrà un impatto sostanziale e decisivo sul modello di business della propria organizzazione.

Insomma, la transizione verso la sostenibilità rappresenta una priorità, almeno nel breve e medio periodo, con un impatto sulla competitività aziendale simile a quello della transizione digitale.

Transizione ESG, PMI e bilancio di sostenibilità

Questo tema, ovviamente, si intreccia a quello del bilancio di sostenibilità: il documento di rendicontazione nel quale le imprese devono comunicare le loro azioni e le loro performance rispetto agli indicatori ESG.

Ora, considerando che presto il bilancio di sostenibilità sarà obbligatorio anche per le PMI, appare chiaro perché i dati del rapporto firmato da Wyser rappresentano un problema non di poco conto per l’economia italiana.

Transizione ESG, PMI e finanza agevolata

In questo scenario, un ruolo decisivo può essere svolto proprio da bandi pubblici e agevolazioni. Il vasto mondo della finanza agevolata, infatti, propone con frequenza e intensità sempre maggiori misure finalizzate proprio a finanziare gli investimenti nella Transizione ESG. Per le PMI, quindi, ciò può rappresentare l’unico (o quantomeno il migliore) canale di accesso al credito per mettersi in pari con le Grandi Imprese.

Bilancio di sostenibilità: vantaggi e criticità

Bilancio di sostenibilità: vantaggi e criticità

Il bilancio di sostenibilità sarà presto obbligatorio per tutte le imprese, quindi meglio iniziare a familiarizzare con questo strumento. Per ora, però, si tratta per lo più di uno strumento di rendicontazione volontaria, attraverso cui le aziende comunicano il proprio impatto economico, ambientale e sociale.

Negli ultimi anni, la crescente sensibilità verso i temi legati alla sostenibilità e la pressione normativa hanno reso il bilancio di sostenibilità uno strumento strategico per le imprese (oltre che per le istituzioni, che lo stanno progressivamente rendendo obbligatorio). Questo tipo di rendicontazione si focalizza su aspetti come la riduzione delle emissioni, il rispetto dei diritti umani, il benessere dei dipendenti, e la gestione etica delle risorse.

Tuttavia, nonostante i numerosi vantaggi per le aziende, la redazione del bilancio di sostenibilità presenta anche alcune criticità che meritano attenzione. In questo articolo, esploreremo sia i benefici che le difficoltà legate all’implementazione di un bilancio di sostenibilità, analizzando anche l’impatto sulla competitività aziendale.

Bilancio di sostenibilità: per chi è obbligatorio

Ad oggi, almeno nell’ambito dei confini europei, l’obbligo di redazione del bilancio di sostenibilità riguarda principalmente le grandi imprese e quelle quotate in borsa. Se per lungo tempo la normativa si è applicata alle aziende con più di 500 dipendenti, che abbiano un fatturato milionario o un bilancio totale annuo superiore a 20 milioni di euro, negli ultimi anni è stata sempre più evidente la volontà di estendere l’obbligatorietà.

L’obiettivo della direttiva è ovviamente garantire maggiore trasparenza e responsabilità in ambito ambientale e sociale, spingendo le imprese a misurare e rendicontare l’impatto che le proprie policy hanno anche su aspetti e settori non strettamente economici.

Con l’avvento della CSRD (la direttiva europea del 2022 sull’argomento), le linee guida della rendicontazione sono state rese più rigide e dettagliate, includendo una maggiore attenzione ai temi ambientali, sociali e di governance (leggi anche l’approfondimento sugli investimenti ESG).

Inoltre, si prevede che nei prossimi anni queste nuove normative si estendano anche alle piccole e medie imprese (PMI), ampliando ulteriormente il perimetro delle aziende che dovranno adeguarsi. A livello nazionale, molti paesi europei hanno introdotto norme simili per promuovere la sostenibilità aziendale anche al di fuori delle aziende obbligate dalla direttiva europea.

Bilancio di sostenibilità: vantaggi per le imprese

Passando ad analizzare “i pro” di questa innovazione, possiamo dire che redigere un bilancio di sostenibilità offra diversi vantaggi per le imprese. Innanzitutto, il bilancio di sostenibilità permette alle aziende di identificare, monitorare e gestire meglio i rischi ambientali e sociali, con un conseguente impatto positivo sulla reputazione aziendale e sulla fiducia dei clienti, degli investitori e delle comunità. Essere trasparenti sull’impatto ambientale e sociale delle proprie attività può anche aumentare la fedeltà dei clienti e il valore percepito del brand.

Dal punto di vista interno, i vantaggi del bilancio di sostenibilità si evincono dal fatto che tale documento aiuti le imprese a ottimizzare l’uso delle risorse, favorendo una gestione più efficiente e riducendo i costi operativi. Ad esempio, monitorare e ridurre le emissioni di CO2, migliorare la gestione dei rifiuti o ottimizzare i consumi energetici rappresentano interventi concreti che, oltre a migliorare l’impatto ambientale dell’azienda, si traducono anche in risparmi economici.

Il bilancio di sostenibilità offre vantaggi anche in termini di attrazione e fidelizzazione dei talenti. In un mercato del lavoro in cui le nuove generazioni pongono sempre più attenzione ai valori etici e ambientali, lavorare per un’azienda che si impegna attivamente in questi ambiti rappresenta un valore aggiunto.

Infine, il bilancio di sostenibilità rappresenta una leva strategica per attrarre investimenti: molti fondi di investimento, infatti, adottano criteri ESG nelle proprie decisioni di allocazione del capitale, premiando le aziende che dimostrano un reale impegno verso la sostenibilità. Questo vale per numerosi finanziamenti a fondo perduto disponibili oggi in Italia.

Bilancio di sostenibilità: difficoltà e criticità

Nonostante i numerosi vantaggi del bilancio di sostenibilità, redigere un documento di questo tipo può comportare alcune difficoltà e criticità. Per molte imprese (soprattutto quelle più piccole) la prima sfida è quella di natura tecnica: misurare e raccogliere i dati sull’impatto ambientale e sociale non è semplice, richiede tempo e risorse significative, e implica la presenza di personale appositamente formato.

Le aziende devono sviluppare capacità interne per monitorare e analizzare parametri come le emissioni di gas serra, i consumi idrici e il rispetto dei diritti umani lungo la catena di fornitura. Questo può risultare particolarmente impegnativo per le piccole e medie imprese, che dispongono di risorse più limitate.

Un’altra criticità riguarda la standardizzazione dei criteri di misurazione. Sebbene esistano standard internazionali, non tutte le aziende adottano gli stessi parametri e metodologie, rendendo difficile la comparazione tra esempi di bilanci di sostenibilità di diverse imprese. L’assenza di una standardizzazione rigorosa rischia di generare “greenwashing”, ossia la pratica di rappresentare in modo fuorviante le proprie performance ambientali, enfatizzando i risultati positivi e minimizzando quelli negativi.

Infine, un’altra sfida è quella legata ai costi. La redazione di un bilancio di sostenibilità comporta spese che includono consulenze esterne, strumenti di monitoraggio, e ore di lavoro del personale. Per alcune aziende, soprattutto le PMI, questi costi possono risultare proibitivi, soprattutto se i benefici economici non sono immediatamente tangibili.

Insomma, per dirla in parole semplici, stilare un bilancio di sostenibilità non è facile!

Cosa c’entra il bilancio di sostenibilità con la competitività

I vantaggi del bilancio di sostenibilità hanno un impatto diretto sulla competitività aziendale, sia in termini di attrazione di investimenti che di accesso a nuovi mercati. Come anticipato nei paragrafi precedenti, infatti, gli investitori sono sempre più attenti ai parametri ESG e preferiscono indirizzare i loro capitali verso aziende che dimostrano un impegno concreto per la sostenibilità (come confermato dai dati sui flussi di investimento degli ultimi anni).

Ciò significa che le imprese che adottano pratiche sostenibili e redigono un bilancio di sostenibilità hanno maggiori probabilità di attrarre fondi di investimento e di essere considerate partner affidabili nel lungo termine.

Investimenti ESG: cosa sono e cosa c’entrano con la finanza agevolata

Investimenti ESG: cosa sono e cosa c’entrano con la finanza agevolata

Investimenti ESG, bilancio di sostenibilità, transizione green, responsabilità sociale delle imprese… Questi sono solo alcuni dei termini che stanno entrando sempre più nel lessico delle scienze economiche e nella quotidianità di tanti piccoli e grandi imprenditori. In questo breve articolo andiamo a capire cosa sono gli investimenti ESG, perché sono convenienti per le imprese e come tutto ciò abbia una ricaduta (molto più che concreta!) sul mondo della finanza agevolata e dei bandi pubblici per le imprese.

Investimenti ESG: cosa sono e a cosa servono

L’acronimo ESG indica l’insieme di parametri usati per misurare le azioni che le imprese adottano in materia di sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Parliamo di uno strumento relativamente recente, che nasce dalla richiesta (sempre più diffusa e radicata) di proporre un modello di sviluppo più sostenibile. Istituzioni come l’Unione Europea, infatti, spingono fortemente sugli investimenti ESG e sulla trasparenza delle imprese in materia di responsabilità sociale e ambientale.

Investimenti ESG: significato dell’acronimo

Parleremo di investimenti ESG, ma qual è il significato di questo acronimo? ESG sta per “Environmental, Social and Governance”, che sono sostanzialmente i tre termini usati in lingua inglese per definire la sostenibilità ambientale, l’impatto sociale e le politiche di governance dell’impresa in questione.

Investimenti ESG e rating: come e perché si calcola

Gli investimenti ESG si basano su rating che vertono su parametri di valutazione delle ricadute che le politiche aziendali hanno su sociale, ambiente e governance. Vediamo, però, ma quali sono questi criteri:

  • Sostenibilità ambientale: sono presi in considerazione parametri come l’efficientamento energetico, l’utilizzo (o, meglio, l’autoproduzione) di energia rinnovabile, lo smaltimento di rifiuti e scarti di lavorazione, la circolarità dei processi e i gas serra immessi in atmosfera.
  • Impatto sociale: in questo caso si valutano criteri come l’equità di genere e l’inclusività nell’ambito del lavoro e delle politiche di assunzione.
  • Governance: a questa voce vengono ascritte l’eterogeneità dei quadri manageriali dell’azienda, l’adeguatezza delle retribuzioni, la presenza e la qualità del dialogo verticale con clienti, dipendenti e stakeholders. 

Bilancio di sostenibilità ed ESG: differenze e punti di contatto

Bilancio di sostenibilità ed ESG sono definizioni che sempre più spesso trovano spazio nella discussione che ruota intorno all’evoluzione del fare impresa e al mondo della finanza agevolata. Nonostante si potrebbero individuare delle diverse sfumature di significato, i termini “bilancio di sostenibilità” e “bilancio ESG” sono sostanzialmente utilizzati come sinonimi.

Entrambe, infatti, fanno riferimento alla documentazione che fornisce una reportistica delle attività svolte da un’impresa (e dei risultati che ne conseguono) in materia di sostenibilità ambientale, impatto sociale e politiche di governance.

Peraltro, è opportuno precisare che il bilancio di sostenibilità è obbligatorio per un gran numero di aziende, e che questo obbligo si estenderà sempre di più nei prossimi anni.

Perché investire in ESG?

Con il termine di investimenti ESG si può intendere sia la casistica di un’impresa che investe in sostenibilità e governance, sia quella di un investitore che sceglie di puntare proprio sulle imprese che hanno investito in ESG.

In generale, possiamo dire che gli investimenti ESG siano sempre convenienti (per le imprese) per almeno due ragioni principali:

  • Un numero sempre crescente di agevolazioni, bandi pubblici e investimenti sono vincolati a investimenti ESG (consentendo quindi di ammortizzarne o annullarne i costi) o sono destinati alle aziende con buoni punteggi nel rating ESG. Sono tantissime, infatti, le misure di finanza agevolata, come i finanziamenti a fondo perduto, dedicate proprio alle imprese che hanno puntato su sostenibilità ambientale e inclusività. Per dirla in parole povere: investire in ESG significa avere maggiori chance di beneficiare di investimenti fondamentali per la competitività dell’impresa.
  • Le imprese sostenibili e moderne rafforzano il proprio brand e si posizionano meglio sul mercato. La nuova e sempre più diffusa sensibilità ambientale e sociale va infatti a rafforzare la reputazione dei marchi che vengono percepiti come green e inclusivi. I consumatori, in poche parole, preferiscono chi effettua investimenti in ESG.

Ecco spiegato, quindi, come mai sempre più aziende scelgano (per esempio) di investire in energie rinnovabili o, più genericamente, in tecnologie green e riduzione dei consumi.

Bilancio di sostenibilità obbligatorio: le leggi e le novità

Bilancio di sostenibilità obbligatorio: le leggi e le novità

Con il termine bilancio di sostenibilità si indica un documento di rendicontazione che le imprese devono pubblicare per diffondere in piena trasparenza le proprie performance ESG (acronimo che sta per “Environmental, Social, Governance”). Parliamo, quindi, di un “termometro” dei risultati ottenuti dalle imprese in materia di politiche ambientali, sociali e di governance virtuosa.

Negli ultimi anni il bilancio di sostenibilità sta diventando obbligatorio per un numero sempre maggiore di imprese. Questo perché le istituzioni europee stanno spingendo nella direzione di una più profonda responsabilità sociale ed ambientale delle imprese. Una posizione che, tra le altre cose, spiega anche perché aumentino di anno in anno i finanziamenti a fondo perduto destinate alle aziende virtuose.

Andiamo ora ad approfondire il percorso normativo che sta rendendo il bilancio di sostenibilità obbligatorio per le imprese italiane.

Bilancio di sostenibilità obbligatorio: cosa dicono le normative

Il bilancio di sostenibilità obbligatorio è una novità, ma di questo documento si parla già da molti anni. A inizio anni 2000, infatti, il termine “bilancio di sostenibilità” inizia a comparire sempre più spesso nei documenti della comunità europea e dei più importanti meeting internazionali sul clima.

Più recentemente, poi, con il radicarsi dell’idea di un green deal europeo, il bilancio di sostenibilità obbligatorio viene sancito in alcune normative europee, poi recepite dalle leggi dei singoli Paesi membri (e quindi anche dall’Italia). Oggi, a seguito di ciò, è facilmente reperibile più di un esempio di bilancio di sostenibilità di importante aziende italiane.

In particolare, è bene ricordare la direttiva NFRD del 2014, che a distanza di due anni è stata recepita in Italia con il D.Lgs. n. 254/2016. Successivamente, un passo fondamentale è stata l’approvazione, il 16 dicembre 2022, della Direttiva UE CSRD (numero 2022/2464) Corporate Sustainability Reporting Directive nell’ambito del Green Deal Europeo.

In questo modo, nel nostro ordinamento giuridico sono state introdotte le disposizioni (poi ulteriormente perfezionate) che prevedono il bilancio di sostenibilità obbligatorio.

Bilancio di sostenibilità obbligatorio: quando e per chi

Ma andiamo ora a sintetizzare le tappe che portano al bilancio di sostenibilità obbligatorio e che vedranno l’estensione di tale obbligo di rendicontazione non solo alle grandi imprese, ma anche a molte medie aziende e PMI, aumentando così il numero di organizzazioni coinvolte:

  • Dal 2024 l’obbligo riguarda solo grandi realtà. Parliamo, nel dettaglio, degli enti di interesse pubblico con almeno 500 dipendenti (cifra che indica il valore medio per l’anno di riferimento);
  • Dal 2025, invece, il bilancio di sostenibilità obbligatorio coinvolge anche per le imprese e i gruppi imprenditoriali con più di 250 dipendenti. Un’estensione non indifferente, con decine di migliaia di realtà implicate solo nel nostro Paese;
  • Dal 2026, poi, è obbligatorio per le PMI quotate;
  • Dal 2028, infine, l’obbligo del bilancio di sostenibilità sarà ulteriormente esteso.

Discorso a parte, invece, riguarda il terzo settore, che in parte già da tempo prevede forme di rendicontazione dell’impatto sociale e ambientale delle attività svolte (del resto, è proprio da qui che nasce quello che oggi le imprese conoscono come bilancio di sostenibilità).

Bilancio di sostenibilità obbligatorio: prospettive future

Insomma, il bilancio di sostenibilità, già obbligatorio per alcune categorie di aziende, si sta imponendo come uno strumento sempre più centrale nella gestione aziendale e nell’accesso a risorse pubbliche.

L’importanza del bilancio di sostenibilità, infatti, non si limita alla sola conformità normativa, ma diventerà sempre più un requisito essenziale per ottenere agevolazioni e contributi a fondo perduto. In linea con gli obiettivi di transizione ecologica e sviluppo sostenibile, i governi e le istituzioni finanziarie tendono a incentivare le imprese che dimostrano un chiaro impegno verso pratiche sostenibili, premiando con finanziamenti agevolati quelle che integrano i principi e gli investimenti ESG nelle loro operazioni. È facile prevedere, dunque, che la predisposizione di un bilancio di sostenibilità diventerà una condizione necessaria per accedere a tali risorse.

Inoltre, la crescente attenzione alle questioni ambientali e sociali da parte degli stakeholder richiederà alle aziende di dimostrare un impegno reale e quantificabile verso la sostenibilità. Oltre a rafforzare la fiducia degli investitori e migliorare la reputazione aziendale, il bilancio di sostenibilità sarà sempre più visto come uno strumento strategico per differenziarsi sul mercato e garantire un accesso privilegiato a fondi pubblici e privati.

Bilancio di sostenibilità: esempio e com’è fatto

Bilancio di sostenibilità: esempio e com’è fatto

Il bilancio di sostenibilità non è altro che un documento di rendicontazione che le imprese usano per rendere trasparenti e pubbliche tutte le informazioni riguardanti alle proprie performance ESG (Environmental, Social, Governance). Stiamo parlando, quindi, di un atto che racconta i risultati ottenuti in ambito di politiche ambientali, sociali e di governance virtuosa.

Da quando è diventato obbligatorio, molte imprese cercano esempi di bilancio di sostenibilità per capire come affrontare la stesura di tale documento.

Esempio bilancio di sostenibilità: come si redige

Non è per nulla semplice redigere un bilancio di sostenibilità, per questa ragione molte imprese si affidano a professionisti e consulenti esperti. Ad ogni modo, volendo in poche righe fornire un esempio di come vada composto un bilancio di sostenibilità, proveremo a schematizzare la procedura che bisogna seguire:

  • Reporting di sostenibilità: si provvede alla raccolta di tutte le informazioni riguardanti le performance ESG dell’impresa nell’anno di riferimento;
  • Analisi dei dati: le informazioni raccolte vengono poi analizzate per trarne fuori i contenuti del documento;
  • Composizione: il bilancio di sostenibilità viene scritto nella sua parte testuale e integrato con infografiche, diagrammi e schemi. Il tutto viene poi impaginato;
  • Pubblicazione: si procede con la diffusione del documento.

È importante ricordare ancora una volta che il bilancio di sostenibilità è obbligatorio per moltissime imprese, e che questo numero è destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni.

Esempio bilancio di sostenibilità: quanto è lungo il documento?

Quando si cerca un esempio di bilancio di sostenibilità, spesso ci si domanda anche quanto debba essere lungo tale documento. In realtà non esiste un canone che stabilisca un numero di pagine, cartelle o battute.

Solitamente, però, un bilancio di sostenibilità è un documento che difficilmente potrebbe essere definito sintetico. Soprattutto nel caso delle grandi aziende, il numero di pagine oscilla solitamente tra le 60 e le 100. Anche per questo motivo, spesso è possibile reperire degli abstract molto più brevi (tra le 10 e le 15 pagine) che ne sintetizzano il contenuto.

Esempio: bilancio di sostenibilità Lavazza

Se prendiamo come esempio il bilancio di sostenibilità Lavazza 2023, uno dei casi più utilizzati come “linea guida”, è possibile vedere come questo sia lungo ben 86 pagine. Ovviamente sul sito dell’azienda è disponibile un abstract che ne riduce la lunghezza, sintetizzando il rendiconto in “sole” 13 pagine.

Si pensi, giusto per fornire un’idea di massima, che la sola sezione destinata alla descrizione dell’azienda è lunga 34 pagine. Se vuoi dare un’occhiata, scarica qui il bilancio di sostenibilità Lavazza.

Esempio bilancio di sostenibilità: linee guida e cosa contiene

Per descrivere un esempio di bilancio di sostenibilità, è opportuno ricordare che questo non è altro (si fa per dire!) che un documento che riepiloga le azioni svolte da un’impresa rispetto al raggiungimento di determinate performance derivanti da investimenti ESG.

Ecco, quindi, perché questi atti sono solitamente comporti così:

  • Descrizione dell’azienda: come accennato nei paragrafi precedenti, un buon bilancio di sostenibilità inizia sempre con una esaustiva descrizione dell’impresa che lo pubblica. Vanno inoltre trascritte tutte le info relative all’azienda: ragione sociale, contatti, sito web ecc…;
  • Impatto sulle comunità: si analizzano gli effetti sui luoghi in cui opera o insiste l’impresa, sulla dimensione locale nella quale l’azienda è inserita. Parole chiave: coesione, comunità, coinvolgimento;
  • Impatto ambientale: ovviamente è una delle parti centrali del documento. Qui vanno specificate tutte le azioni messe in campo per ridurre l’impatto ambientale dell’impresa: utilizzo di energia green, policy di riduzione degli sprechi e/o riuso degli scarti di lavorazione, emissioni di CO2, autoproduzione energetica, efficientamento ecc…;
  • Impatto sulle persone: a questa voce, solitamente, corrisponde una spiegazione delle politiche aziendali per il benessere dei dipendenti, per la trasparenza nel rapporto con partner e consumatori. Insomma, si va a definire in cosa si sostanzia il profilo “etico” dell’azienda.

Talvolta il bilancio di sostenibilità si conclude con una sezione dedicata agli obiettivi che l’impresa si prefigge per l’anno successivo, e dei quali naturalmente darà conto nella prossima stesura del documento.

Bilancio di sostenibilità: vantaggi e criticità

Bilancio di sostenibilità: cos’è, normativa, per chi è obbligatorio

Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di bilancio di sostenibilità, un documento di rendicontazione cui si sta attribuendo una tale importanza da renderlo obbligatorio per un numero sempre maggiore di imprese. Un onere, quindi, ma anche un’occasione da sfruttare per aggredire un mercato estremamente sensibile ai temi della sostenibilità.

Nei prossimi paragrafi, andiamo quindi a tracciare una sintesi di quelle che sono le principali caratteristiche del bilancio di sostenibilità (talvolta detto “bilancio ESG”).

Cos’è il bilancio di sostenibilità

Il bilancio di sostenibilità è un atto di rendicontazione aziendale che le imprese utilizzano per rendere pubbliche le informazioni relative alle proprie performance ESG (Environmental, Social, Governance). Insomma, si tratta di un documento che descrive i risultati ottenuti in ambito di politiche ambientali, sociali e di governance virtuosa.

Per farla breve, potremmo dire che il bilancio di sostenibilità è un report che consente una parziale (ma tutto sommato efficacie e, soprattutto, riconosciuta) misurazione dell’innovatività delle politiche aziendali. Parliamo, è bene precisarlo, di un settore fortemente in crescita: sono sempre più, per esempio, i fondi di investimento che scelgono di finanziare solo aziende con ottimo rating in investimenti ESG, così come aumentano i finanziamenti a fondo perduto destinate a queste stesse realtà. Questo perché i consumatori sono sempre più attenti alla sostenibilità del mercato e dell’impresa.

Storia del bilancio di sostenibilità

Definizioni di bilancio di sostenibilità sono presenti nella documentazione comunitaria europea già da inizio anni 2000. La necessità di rendicontare puntualmente (come avveniva con fatturato e spese) l’impronta ambientale e sociale delle imprese ha spinto le istituzioni a legiferare in questa direzione. Nel mondo del cooperativismo, del terzo settore e dell’associazionismo, invece, di questi temi si discuteva già dalla seconda metà degli anni ’90.

Così si arriva alla decisiva direttiva NFRD (Non Financial Reporting Directive) del 2014, che appena due anni dopo è stata recepita anche dall’Italia. Già con questa direttiva veniva imposto a poco meno di 11 mila imprese europee l’obbligo di stilare un report sulla sostenibilità relativo all’attività svolta nel corso dell’anno: insomma, un bilancio di sostenibilità.

Bilancio di sostenibilità: per chi è obbligatorio

Il bilancio di sostenibilità obbligatorio è riguarda le grandi imprese con oltre 500 dipendenti, ma presto questo obbligo sarà esteso anche a realtà più piccole. Cerchiamo di capire meglio cosa sta succedendo:

  • Dal 2024 l’obbligo di rendicontazione riguarda gli enti di interesse pubblico con almeno 500 dipendenti (valore medio per l’anno di riferimento). Inoltre queste imprese devono avere un ricavo netto superiore a 40 milioni di euro e/o un attivo dello stato patrimoniale di almeno 20 milioni. Parliamo, insomma, di grandi realtà;
  • Dal 2025 il bilancio di sostenibilità è obbligatorio anche per le imprese e i gruppi imprenditoriali con più di 250 dipendenti, a patto che abbiano un fatturato di almeno 50 milioni di euro e/o uno stato patrimoniale del valore di 25 milioni;
  • Dal 2026 il bilancio ESG è obbligatorio per le PMI quotate e per gli enti creditizi di minori dimensioni.

Questo, secondo quanto stabilito dalle normative vigenti, è il cronoprogramma che scandisce l’estensione dell’obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità.

Bilancio di sostenibilità: normativa e riferimenti legislativi

Bilancio di sostenibilità e normative vigenti: come abbiamo detto prima, la direttiva NFRD del 2014 ha rappresentato un passaggio particolarmente significativo. Però è bene precisare che questa è stata recepita in Italia con il D.Lgs. n. 254/2016, il decreto che due anni dopo ha introdotto nel nostro ordinamento le disposizioni previste dalla normativa comunitaria in materia di bilancio di sostenibilità.

Bilancio di sostenibilità e PMI

Rendere il bilancio di sostenibilità obbligatorio per le PMI significa indubbiamente creare una certa apprensione in molte piccole realtà imprenditoriali che hanno idee confuse su come redigere il documento.

Come abbiamo detto in precedenza, infatti, entro il 2026 le Piccole e Medie Imprese dovranno adeguarsi alle normative europee e rendicontare circa le proprie performance su impatto ambientale, sociale e governance. Un problema non da poco, visto che molte di queste realtà non hanno in organico i professionisti necessari per stilare un bilancio di sostenibilità. Proprio per questo sarà utile rivolgersi a consulenti esperti che sappiano guidare le imprese (almeno in una fase iniziale).

Bilancio di sostenibilità: esempio e come redigerlo

Come redigere un bilancio di sostenibilità? Sempre più imprenditori, alla luce anche delle nuove normative, si pongono questa domanda. Partiamo però da un presupposto importante: ad oggi non esiste uno standard assoluto per questi documenti, esistono però delle linee guida che bisogna seguire. Queste sono fissate dal Global Reporting Initiative (GRI), che prevede non solo la rendicontazione dei risultati raggiunti in ESG, ma anche la comunicazione dei modelli organizzativi aziendali, delle strategie e degli obiettivi che l’impresa si fissa per il futuro.

Esempi di bilanci di sostenibilità (utili anche per guardare ad aspetti grafici e di impaginazione) si possono facilmente reperire attraverso i principali motori di ricerca, ma non sempre rappresentano un modello utile per chi effettua la ricerca. Infatti, il bilancio di sostenibilità varia sensibilmente da impresa a impresa (soprattutto rispetto a dimensione e settore), per questo è consigliabile farsi aiutare da consulenti esperti della materia nella stesura del documento ed evitare di fare tutto “in proprio”.

Differenza tra bilancio di sostenibilità e report di sostenibilità

Bilancio di sostenibilità e reporting di sostenibilità non sono la stessa cosa. Tra le due definizioni, infatti, vi è una piccola ma significativa differenza che vale la pena approfondire:

  • Report di sostenibilità: anche detto “reporting di stabilità”, è il processo complessivo di raccolta e analisi di tutte le informazioni riguardanti le performance ESG.
  • Bilancio di sostenibilità: è il documento (o uno dei documenti) che è possibile stilare al termine delle operazioni di reporting.

Insomma, potremmo dire che il bilancio ESG viene stilato utilizzando le informazioni e i dati che vengono raccolti e analizzati durante la fase di reporting. Parliamo, come è evidente, di due mondi strettamente collegati, dove l’uno rappresenta la risultante dell’altro.

Bilancio di sostenibilità e bilancio sociale

Il bilancio sociale, anche se in apparenza i due documenti sono sovrapponibili, non va confuso con il bilancio di sostenibilità. Il primo, infatti, parla agli stakeholder (comunità locali, consumatori ecc…) dell’impresa e serve a rendicontare le proprie practices volte ad adottare comportamenti socialmente responsabili.

Perché redigere un bilancio di sostenibilità

Il bilancio di sostenibilità non va però inteso solo come l’adempimento a fastidiosi obblighi normativi. Questo documento, infatti, svolge anche una funzione strategica per l’impresa (non a caso molte aziende che non sarebbero obbligate scelgono volontariamente di redigerlo).

Proviamo a sintetizzare, quindi, quali sono i vantaggi del bilancio di sostenibilità:

  • Miglioramento della reputazione: stakeholder, competitors, investitori… pubblicare un bilancio di sostenibilità è una di quelle azioni che chiunque percepisce come virtuose, fosse solo perché aumenta la trasparenza dell’impresa e la allinea alla moderna (e sempre più diffusa) sensibilità ambientale e sociale.
  • Accesso a finanziamenti e agevolazioni: moltissimi bandi di finanza agevolata e tanti contributi a fondo perduto vincolano i beneficiari alla stesura di bilanci ESG (o premiano, in fase di aggiudicazione, le imprese che scelgono di redigerlo). Anche molti fondi di investimento privato pretendono che le imprese da loro finanziate si dotino di tale strumento.
  • Cultura aziendale e dipendenti: come abbiamo detto, il bilancio di sostenibilità riguarda anche le scelte di governance dell’impresa. Le realtà che investono in questo segmento riescono spesso a creare una cultura aziendale sana e quindi motivante per i dipendenti.
  • Migliora la competitività: inutile girarci intorno, i consumatori oggi premiano le imprese che percepiscono come green e attente ai bisogni del pianeta. Pubblicare un bilancio ESG è anche una operazione legata al marketing aziendale.

Insomma, il bilancio di sostenibilità sarà sempre più obbligatorio nei prossimi anni, ma rappresenta anche un’occasione che le imprese farebbero bene a non lasciarsi sfuggire.

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